Morbo di Parkinson e cervello
Il morbo di Parkinson, il più comune tra i “disturbi del movimento“, è una malattia neurodegenerativa lenta, ma progressiva, che coinvolge principalmente funzioni come il controllo motorio e l’equilibrio.
I sintomi della malattia di Parkinson sono noti da migliaia di anni, tanto che una prima descrizione si trova in un testo di medicina indiana facente riferimento a un periodo intorno al 5.000 a.C.; tuttavia, il primo a descriverne la maggior parte dei sintomi nel suo famoso opuscolo, il “Trattato sulla paralisi agitante” fu il farmacista e chirurgo londinese del XIX secolo James Parkinson.
La malattia coinvolge strutture situate in profondità nel cervello chiamate gangli della base (nucleo caudato, putamen e globus pallidus), che sono coinvolte, tra le altre cose, nella corretta esecuzione dei movimenti. Tale condizione si verifica quando la produzione di dopamina nel cervello diminuisce drasticamente. L’abbassamento dei livelli di dopamina è dovuto alla degenerazione dei neuroni in un’area chiamata Sostanza Nera. Contemporaneamente, comincia a verificarsi anche un accumulo di alfa-sinucleina dal midollo al cervello. La perdita cellulare è stimata al 60% all’esordio dei sintomi.
La durata della fase preclinica (periodo di tempo tra l’inizio della degenerazione neuronale e l’inizio dei sintomi motori) non è nota, ma in alcuni studi è datata a circa 5 anni.
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