I miti da sfatare sul cervello
Il cervello è macchina misteriosa e sconosciuta e in merito, si sono accumulati una serie di miti sul cervello e sul suo modus operandi.
Utilizziamo solo il 10% del nostro cervello
In realtà altro non si tratta che di una credenza. Le scansioni cerebrali mostrano infatti che a prescindere del compito che stiamo svolgendo non ci sono aree inattive, ma solo aree più attive di altre. E ancora la mappatura del cervello che ha dimostrato come non esistono aree in attesa di ruoli, ovvero che non siano state correlate. Ma anche il fatto che praticamente non esistono danni cerebrali che non abbiamo ripercussioni sulle funzionalità individuali suggerisce che quello del funzionamento al 10% sia solo un falso mito. E infine perché, evolutivamente parlando, la selezione naturale avrebbe mantenuto un cervello in gran parte dormiente?
Creativo o razionale, di che emisfero sei?
Tom Bennet, docente britannico che si occupa di neuroscienze e insegnamento, le chiama personalità polarizzate, riferendosi all’idea che la preponderanza di atteggiamenti creativi piuttosto che logici in alcune persone siano dovute alla dominanza di un emisfero piuttosto che dell’altro (rispettivamente, nel caso citato, di quello destro su quelle sinistro). Eppure, come una recente ricerca pubblicata su Plos One ha dimostrato, sebbene i due emisferi assolvano funzioni specifiche, le persone non tendono ad avere network cerebrali più sviluppati a sinistra o destra, suggerendo quindi che non via siano legami tra personalità ed emisferi, che lavorano insieme in modo complesso. Questa convinzione sembrerebbe nata da un’interpretazione alterata del lavoro del premio Nobel Roger Sperry, che aveva studiato la specializzazione emisferica in individui in cui i due emisferi non erano più connessi tra loro.
Immagini o video: a ognuno il suo stile di apprendimento
La teoria di Neil Fleming (Vark: acronimo di V isual, Auditory, Read-write, Kinaesthetic) prevede che ognuno abbia il proprio metodo di apprendimento e che riesca meglio a far proprie le diverse nozioni se rappresentate attraverso canali specifici. La teoria degli stili di apprendimento, che ha influenzato anche i sistemi stessi di insegnamento, ha però raccolto diverse critiche, a partire dai metodi usati per identificare i vari metodi di apprendimento e per la mancanza di studi scientifici a supporto delle teoria. Nel 2008, a proposito, una rivista dell’Association of Psychological Science scriveva che al momento non esistevano “basi scientifiche adeguate per giustificare l’incorporazione di valutazioni sugli stili di apprendimento nella pratica educativa generale”.
Le abilità cerebrali declinano passati i 40
Se è vero che apprendere una nuova lingua o memorizzare testi, sequenze, immagini e quant’altro risulterà più difficile a chi è più in là con gli anni rispetto a un adolescente, alcune abilità col passare del tempo migliorano. Per esempio aumentano le capacità linguistiche (riferite soprattutto al vocabolario), quelle di risolvere situazioni conflittuali e di gestire le emozioni.
Il cervello funziona come un computer
Le similitudini tra cervello e computer sono tra le più popolari per il misterioso organo: d’altronde, entrambe le macchine sostanzialmente ricevono input che elaborano per fornire degli output. Ma lo fanno in maniera totalmente diversa. Basti pensare al processo visivo, che non è una mera ricezione di stimoli luminosi ma una complessa azione in cui si integrano diverse informazioni del mondo circostante, in modo che le persone riescano, per esempio, anche a elaborare anticipazioni su quanto succederà in futuro. La similitudine con i computer non si ferma qui: spesso infatti ci si riferisce al cervello come un insieme di circuiti elettrici stabiliti, con funzioni specifiche. In realtà il nostro cervello è una struttura estremamente plastica, capace di adattarsi – anche fisicamente – al cambiamento.
Tratto da: https://www.wired.it/scienza/biotech/2014/04/03/miti-da-sfatare-sul-cervello/?refresh_ce=